giovedì 3 aprile 2025

Sono passati 10 anni John.
Dieci anni dall'ultimo post scritto da un unico neurone diviso tra due cervelli.
E' già un miracolo che quel neurone abbia scritto quel che ha scritto.
Che abbia fatto quel che ha fatto.
Un neurone generato dalla collisione tra due altri neurociti con orbite del tutto eccentriche.
Un miracolo che si siano scontrati in questo modo.

 

Sono passati 50 anni John.
Dove siamo stati?
Che giro abbiamo fatto?
Ho gli Afterhours in sottofondo.
Ho ritrovato un vecchio appunto: non mi ricordo più cos'è.
Qualcosa che ho già scritto o magari una bozza per un post che avevo in mente di dedicare alla metà di John.

Dice così:

Appigli

"Quando guardi in su per una parete ti sembra di vedere appigli dappertutto, poi ti concentri. Allora scopri che quelli veri, quelli con cui vai avanti, sono solo due o tre. Gli appigli sono come gli uomini: quel che ti sembra di vedere è sempre tanta gente, ma se ti concentri scopri quei pochi con cui entri davvero in rapporto." - Manolo

(con dedica a Socrates)

Mi hai indicato appigli fuori via.

Non riesco a immaginare cosa sarei se non ti avessi incontrato e, allo stesso tempo, mi sembra tutto come immaginato.

Auguri per altre 100 di queste pazze vite, John, oppure come vuoi tu.


Shaka brah

 

venerdì 1 maggio 2015

Per anni ho accompagnato i pensieri di un neurone su due cervelli.
Poi il vuoto, il piccolo elemento unente si è fermato su un solo corpo molle facendolo rendere al massimo su svariati lidi, alla scoperta delle sue potenzialità.

Ma che sia arrivato il momento di godere nuovamente della vostra sensibilità?
Speriamo

giovedì 27 marzo 2014

(fanculopensiero)

 
"Sono un angelo. Sono appena arrivato."
...
"Ma tu puoi fare i miracoli?" chiese.
"Perché? Tu ne avresti bisogno?"
"Io? Sì... certo! Ne avrei bisogno sì! Puoi fare miracoli tu?" mi chiese nuovamente avvicinandosi a distanza naso.
"Io avverto che tu ne hai già avuti, di miracoli. E parecchi."
"Chi io? I miracoli? Ma cosa dici? Non vedi che ancora faccio il cameriere?"
Gli elencai allora alcuni miracoli in suo possesso: "Sei giovane. ... E poi, sei sano. E' possibile che non ti accorgi in che mondo vivi? Ci sono più malati che sani. ... Sei libero!" proseguii "ogni mattina quando ti svegli sei tu a decidere cosa vuoi fare, nonché dove vuoi andare. Ti hanno costretto a lavorare qui, forse?"

Silenzio. Continuai.

maksim cristan - (fanculopensiero)

lunedì 24 marzo 2014

VE-nom


 

 
 
Venezia e il suo contrario.
A specchiarsi nelle stesse placide acque.
La Serenissima da un lato, le calli, i suoi leoni, i bacari, le gondole e i palazzi.
Dall'altro il suo simbionte: vicoli ciechi, asfalto, camini petrolchimici, gabbiani che gridano ai rottami.
Un'idea aliena, roba spaziale.
Solo così poteva nascere Marghera. Non dite di no.
 
 

giovedì 6 marzo 2014

Seminare

"Tirar su un figlio non è uno scherzo.", mi ha detto una volta John.
Se pensi che in tre anni, i primi tre, determini la maggior parte di ciò che sarà, ti tremano i polsi. Roba da non dormirci la notte.
La responsabilità è tua, madre o padre: sei tu che lanci una persona dritta nel Mondo e dal tuo lancio dipende la sua sorte...
Un uomo uscì a seminare.
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Un seme cadde nell'acqua: il suo destino era affondare. Ma era un seme largo e piatto, partito con potenza e slide a uscire. Saltellò, tracciando un filotto di rimbalzi fino a passare l'intero specchio liquido. Si fermò all'asciutto. 
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Un seme atterrò in terreno grasso. Ua zolla fertile. Ma là era previsto il passaggio della Statale Pedemontana, variante sud. Due giorni dopo era sepolto da strati pesanti di ghiaia e asfalto. Schiacciato là per sempre.
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Un seme era ancora in volo quando venne inghiottito tutto intero da un gabbiano. Fu subito buio.
Ma aveva la scorza dura, un tipo tosto da digerire. Così si fece un viaggio, e venne espulso tremila chilometri più sud. Crebbe tra le palme, ai bordi dell'Oceano.
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Così è fondamentale che il seminatore faccia del suo meglio. Lanci ad effetto. Ma quel che sarà dopo non si può sapere. Lasciamo che sia la Vita a decidere.

giovedì 27 febbraio 2014

Essere John Huston

 
Essere John per una settimana, un minuto, un giorno.
Indossare l'abito di scena.
O è forse spogliarsi?
Perché non si sa più ormai dove sia il vero. Dove stiano ossa e carne.
Le contingenze stringono e l'essenza che saremmo sguscia via.
Forse dobbiamo imparare. A saper dosare meglio le nature: reale e immaginario, pragmatico e sognante, il dritto e il rovescio delle medaglie.
Per tornare a dire cose che non si ha più il tempo, o forse neanche il coraggio, nemmeno di pensare.

venerdì 20 maggio 2011

Cronache dal mio zerbino

Convocati dal sindaco.
Per ascoltare dei problemi che affliggono il quartiere e per risolverli, magari.
Così sentiamo dire che il problema principale nel futuro sarà quel lampioncino che spunta improvvido in giardino e che già sta offuscando la vista delle stelle a quelli dell'Osservatorio, su nell'Altopiano...

Grave è la situazione anche per chi ha il camino nero, segno evidente che ha nera anche la pelle, ma soprattutto la coscienza: colpevole di bruciare, oltre alla legna, rifiuti, cianfrusaglie o il culo della moglie dentro alla stufa... Scaldarsi è peccato.

Ma il peggio è la questione delle strade e dei parcheggi: bisogna asfaltare, creare posteggi, dissuadere i velocisti, agevolare la circolazione. Tutti d'accordo? Sì. Tutti d'accordo. Basta che non spostiate niente davanti alla "mia" strada, alla mia casa, al mio vialetto, al mio zerbino...